Felice Massaro

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Perciò, non senza ragione, più vigorosi slanci dell’animo e più generoso desiderio d’operare si accendono in colui che sta al governo che non negli uomini appartati e tranquilli; e perciò tanto più l’uomo di Stato deve armarsi di grandezza d’animo e serbarsi libero da ogni affanno.

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Il che riesce tanto più facile ai filosofi, quanto meno essi, nella loro vita, offrono aperto il fianco ai colpi di fortuna, e quanto minori sono i loro bisogni; e anche perché, se qualche avversità li colpisce, non possono cadere con tanta rovina.

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D’altra parte, quelli che vogliono entrare nella vita pubblica, devono, non meno, anzi forse più dei filosofi, armarsi di fortezza e di disprezzo dei beni esteriori  come vado dicendo da tempo, e anche di tranquilla serenità d’animo, se pur vogliono vivere, non già in affannosa inquietudine, ma con dignitosa fermezza. 

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Quelli, però, a cui natura elargì attitudini e mezzi per governare, devono, senz’alcuna esitazione, cercare di ottenere le magistrature e partecipare al governo: non c’è altro modo perché lo Stato si regga e la grandezza d’animo si manifesti. 

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Ci sono alcuni che, in casi del tutto opposti, non eccellono per troppa coerenza: disprezzano con estrema energia  il piacere e nel dolore si abbattono; non si curano della gloria e si avvilisconono per l’infamia; e anche in tali contraddizioni  sono incoerenti.

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E’ vero che sarebbe difficile non approvare il loro proposito, in quanto dichiarino di non tenere in nessun conto la gloria; ma il male è che essi hanno tutta l’aria di temere, insieme alle fatiche e alle noie, anche i contrasti e gl’insuccessi, come una specie di disonore e d’infamia. 

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Ma a quelli che non hanno nessun motivo del genere, credo che non solo siano poco meritevoli di approvazione,  ma anzi meritevoli di colpa, se adducono il pretesto di nutrire dispezzo  per quelle cose che i più ammirano, cioè i comandi militari e le cariche civili.

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Perciò si può forse concedere di non occuparsi dello Stato a quelli che, dotati di singolare ingegno, si dedicano agli studi, e a quelli che, impediti o dalla malferma salute o da qualche altra più grave causa, si ritraggono dalle cure dello Stato, cedendo ad altri il potere e la gloria di amministrarlo.

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E in questo, a dir vero, non si può dar torto né agli uni né agli altri; mentre, però, la vita degli uomini appartati e tranquilli è più facile e sicura, e meno gravosa o dannosa agli altri, più utile invece all’umano genere, e più adatta a conferire splendore e grandezza, è la vita di coloro che si consacrano al...