Felice Massaro

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In verità, ci sono due maniere di contendere: con la ragione e con la forza; e poiché la ragione è propria dell’uomo e la forza è propria delle bestie, bisogna ricorrere alla seconda solo quando non ci si può avvalere della prima. 

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C’è una misura anche nella vendetta e nel castigo; anzi, io non so se non basti che il provocatore si penta della sua offesa, perché egli non ricada mai più in simile colpa, e gli altri siano meno pronti all’offesa.

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Così fecero gli uni e gli altri, e un bel tratto di terreno rimase libero nel mezzo.  Allora egli fissò i confini dei due popoli come essi avevano detto; e il terreno rimasto nel mezzo, l’assegnò al popolo romano.  Questo si chiama ingannare, non giudicare.  Perciò, in ogni circostanza, conviene evitare simili furberie.

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Non merita lode neppure, -se il fatto è vero -, quel nostro concittadino, sia egli Quinto Fabio Labeone o qualcun altro (io non ne so più che per sentito dire).  Il senato l’aveva mandato ai Nolani e ai Napoletani, come arbitro per una questione di confini.

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 A questo riguardo, si commettono molti errori anche nella vita pubblica; come, per esempio, quel tale che, conclusa col nemico una tregua di trenta giorni, andava di notte a saccheggiar le campagne, col pretesto che il patto parlava di giorni e non di notti.

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Si commettono spesso ingiustizie anche per una certa tendenza al cavillo, cioè per una troppo sottile, ma in realtà maliziosa, interpretazione del diritto.  Di qui il comune e ormai trito proverbio:  ‘somma giustizia, somma ingiustizia’.