Felice Massaro

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Vi sono anche di quelli che, o per desiderio di ben custodire i propri beni, o per una certa avversione verso gli uomini, dichiarano di attendere soltanto ai loro affari, senza credere perciò di far torto ad alcuno.

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Proprio per tale motivo i seguaci di Platone ritengono che i filosofi non debbano neppure accostarsi alla vita pubblica, se non costretti.  Molto meglio sarebbe, invece, che vi si accostassero spontaneamente; perché anche un’azione retta non è giusta se non è spontanea.

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Infatti, se da un lato essi rispettano parzialmente la giustizia, in quanto non recano né danno né offesa ad alcuno, dall’altro essi la contrastano; infatti, impediti dall’amore del sapere, abbandonano proprio quelli che essi hanno il dovere di proteggere.

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Temo pertanto che non soddisfi appieno ciò che Platone dice a proposito dei filosofi, cioè che essi sono giusti appunto perché, immersi nella ricerca del vero, tengono in poco e in nessun conto quelle cose che i più agognano con desiderio irrefrenabile, quelle cose per cui vogliono combattere tra loro persino con le armi.

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Infatti, o non vogliono procurarsi inimicizie, fatiche, spese, oppure la negligenza, la pigrizia, l’inerzia, o anche certe loro particolari inclinazioni e occupazioni li trattengono in maniera che essi lasciano nell’abbandono quelli che invece essi avrebbero il dovere di proteggere.

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Ma in ogni sorta d’ingiustizia è molto importante considerare se l’offesa viene fatta a causa di un forte eccitamento dell’animo, che per lo più è breve e passeggero, o per meditato e deliberato proposito.