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E’ lecito senza dubbio lasciarsi andare talvolta al gioco e allo scherzo, ma come è il caso del sonno e degli altri riposi, cioè quando avremo adempiuti i nostri gravi e importanti doveri.
E il genere stesso dello scherzo dev’essere, non eccessivo o smodato, ma onesto e gentile. Come non concediamo ai fanciulli ogni libertà nei giochi, ma solo quella che non è contraria alle azioni che l’onestà richiede, così anche nello scherzo risplenda un barlume d’animo gentile.
Quegli istinti che vanno fuor di strada abbandonano e rifiutano l’obbedienza, ribellandosi alla ragione, a cui son pure sottoposti per legge di natura; sì che questi sfrenati istinti turbano non solo l’animo, ma anche il corpo.
Basta osservare l’aspetto degli uomini adirati, o di quelli che sono sconvolti da qualche passione o da qualche timore, o di quelli che si esaltano per l’eccessiva gioia: tutto in loro si muta, il volto, la voce, l’andare, il modo di stare fermi.
Da ciò si conclude, per tornare al nostro concetto del dovere, che bisogna frenare e calmare tutti gl’istinti, spronando la nostra vigile attenzione sì che non si faccia nulla alla cieca e a caso, nulla senza riflessione e con negligenza.
In verità, noi non siamo stati generati dalla natura in modo da sembrar fatti per il gioco e per lo scherzo, ma piuttosto per un dignitoso contegno e per occupazioni più serie e più importanti.
Ma la maggior forza del decoro risiede in questa parte della quale discutiamo, cioè nella temperanza. Perché, se sono da lodare i movimenti del corpo, quando sono conformi a natura, tanto più sono da lodare quelli dell’animo, quando egualmente si accordano con la natura.
Ogni nostra azione deve essere assolutamente priva di temerità e di negligenza; noi non dobbiamo far nulla di cui non possiamo fornire una plausibile ragione. Questa, invero, è quasi la definizione del dovere.
Anzitutto bisogna fare in modo che gl’istinti obbediscano alla ragione: senza precederla né lasciarla da parte per pigrizia o per viltà, ma se ne stiano tranquilli, liberi e franchi da ogni turbamento.
Da qui risplenderanno in tutta la loro luce la fermezza e la temperanza.